Menu principale:
Incontri a Palazzo Papale
Tuscania ieri oggi domani
(Giuseppe Giontella)
Una realtà quella di Tuscania che nessuno conosce meglio dell'oratore: da qui si parte per disegnare le prospettive e i problemi del futuro della Città.
(l'intera registrazione degli interventi di Giuseppe Giontella e Luciano Osbat è consultabile presso la biblioteca del CEDIDO)
TUSCANIA, IERI, OGGI, DOMANI
(venerdì 17 maggio 2013)
(testo fornito dall'autore)
Non risulta che nel Medioevo qualche cittadino di Tuscania, un notaio laico o un ecclesiastico, sia stato spinto dal desiderio di tramandarci delle memorie personali, anche delle semplici cronologie, com’è invece accaduto in altri centri importanti, come Viterbo ed Orvieto.
IL CINQUECENTO
FRA’ PACIFICO PELLEGRINI
Per trovare una persona che abbia manifestato questo genere di interesse, bisogna attendere fino alla metà del Cinquecento, quando arrivò a Tuscania un frate dell’Ordine dei Predicatori, proveniente probabilmente dal convento dei Domenicani di S. Maria in Gradi di Viterbo. Si chiamava fra’ Pacifico Pellegrini. Fu inviato là dal vescovo Sebastiano Gualterio: lo troviamo per la prima volta il 6 gennaio 1556, intento a battezzare una bambina (Arch. Capitolare, Battezzati, reg. 1 (1539-1559) c. 93r). A Tuscania ricoprì diversi incarichi pastorali nelle parrocchie, fino ad essere nominato vicario generale della diocesi tuscanese dal 1562 al 1564. Morì a Tuscania il 14 ottobre 1574 (Arch. Capitolare, Morti (Cattedrale), reg. 1 (1573-1592), c. 9r.).
Nell’arco di questi 18 anni scrisse una storia (Breve lume della Città Toscana nel Patrimonio al presente detta Toscanella), citata sempre come opera manoscritta. Tutti i cultori di storia locale vi attinsero, citandola regolarmente, a partire da Francesco Giannotti (1533-1607), contemporaneo di fra’ Pacifico, per giungere all’abate Antonio Barbacci (1642-1735), all’arciprete Francesco Antonio Turriozzi (1743-1822), fino ad Eugenio Sarzana (1783).
Il Sarzana, a quanto mi risulta, è l’ultimo a citare l’opera manoscritta di fra’ Pacifico Pellegrini come fonte esistente al suo tempo (1783). Poi, più nulla. Per quante ricerche siano state condotte in questi ultimi tempi, sembra che se ne siano perdute le tracce: non si trova nemmeno qualche elemento che possa far ipotizzare ad una distruzione, accidentale o volontaria, del manoscritto di fra’ Pacifico.
FRANCESCO GIANNOTTI
Quindi il primo storico locale deve, per forza di cose, ritenersi Francesco Giannotti, la cui opera è stata data recentemente alle stampe, a cura della Pro Loco.
Francesco Giannotti nacque a Tuscania nel 1533. Suo padre ser Antonio era cancelliere comunale, mentre suo nonno ser Francesco aveva esercitato la professione di notaio. Dopo aver molto viaggiato si stabilì a Roma, nel Rione S. Eustachio. dove esercitò l’avvocatura, ma i suoi contatti con Tuscania furono continui, anche perché stava portando a termine la costruzione del suo magnifico palazzo (iniziato probabilmente da suo padre ser Antonio), oggi sede dell’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato.
A Tuscania ricoprì per cinque anni l’incarico di “Vicedoganiere dei pascoli” del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia.
Durante il lungo soggiorno a Roma, Francesco Giannotti frequentò la casa del cardinal Alessandro Farnese, dove conobbe illustri poeti e letterati del tempo. Ottenne, poi, la cittadinanza romana nella seduta consiliare del 2 giugno 1569. Troviamo il suo nome nel 1581, quando fu imbussolato nell’Urna dei Consiglieri Nobili Romani per il Rione di S. Eustachio insieme ai nomi di Fabrizio Ilari e Marcello Melchiorri, nobili romani.
In Campidoglio esercitò più volte la carica di Consigliere (nel 1581 e nel 1584) e quindi di Caporione (nel 1590). Proprio a Roma, nelle pause dal lavoro, il Giannotti cominciò a scrivere la storia di Tuscania dal titolo: Breve e compendioso discorso dell'antichità di Toscanella.
Nello scorcio del Cinquecento, il Giannotti si dedicò particolarmente alla stesura della sua “Storia”, ma, tornato definitivamente a Tuscania, partecipò attivamente all’amministrazione della cosa pubblica locale: ricoprì la carica di gonfaloniere del popolo diverse volte, tra il 1593 ed il 1606. Quando, il 1° settembre 1606, venne eletto gonfaloniere per l’ultima volta, era assai malato: il cancelliere comunale ed altri funzionari dovettero recarsi al suo capezzale per fargli prestare il consueto giuramento, ma non riuscì più a riprendersi e si spense il 23 febbraio dell’anno successivo, a 74 anni d’età. Venne sepolto nella chiesa di S. Francesco, mentre avrebbe desiderato che il suo corpo riposasse nella chiesa di S. Biagio, dove nel 1603 (ormai settantenne) aveva fatto apporre un’epigrafe encomiastica, che ancora oggi si può leggere nella controfacciata della chiesa.
Iniziò a scrivere il volume sulle vicende di Tuscania verso il 1560 per terminarlo nel 1590. Il suo intento era di darla alle stampe, ma le difficoltà finanziare non glielo consentirono.
Nell’opera egli manifesta chiaramente il suo obiettivo principale: quello di esaltare il passato di Tuscania, città grande ed importante nei secoli precedenti, ormai un piccolo borgo nel Cinquecento, anche se vanta dignitosamente il titolo di “città”, in quanto sede di diocesi.
In consonanza con i suoi tempi, la storia del Giannotti presenta le tipiche aspirazioni del tardo Cinquecento: l’autore, infatti, è spinto a ricercare qualcosa di nuovo che possa meravigliare e colpire il lettore e, come allora usava tra gli scrittori, va alla ricerca delle origini mitologiche di Tuscania, riprendendole, ritengo, dal manoscritto di fra’ Pacifico.
Esaurita la storia antica di Tuscania, Giannotti si sofferma, e qui diviene più interessante, sulle tradizioni popolari locali. Le sue letture appaiono vaste. Man mano che analizza il paesaggio naturale e le modifiche apportate dall’uomo, descrive le principali fiere di bestiame, il mercato, narra le modalità di svolgimento delle corse dei cavalli, descrive le processioni nonché le diverse festività religiose e civili che si svolgevano lungo il corso dell’anno. Oggi, l’opera del Giannotti diviene uno strumento indispensabile per lo studioso, soprattutto quando il racconto si avvicina ai tempi suoi.
Per il Duecento, il Trecento e parte del Quattrocento, la trattazione procede come una semplice raccolta di dati, ricostruiti in parte attraverso le cronache del tempo, che l’autore mostra di conoscere pienamente, in parte sulla scorta della documentazione archivistica, alla quale egli poteva attingere facilmente, perché ricopriva spesso cariche pubbliche presso il comune di Tuscania
Il Giannotti diviene infine un valido e prezioso strumento quando passa a trattare la seconda metà del Quattrocento ed il Cinquecento. Per quest’ultimo periodo egli utilizza senza meno la documentazione archivistica (archivio comunale, archivio capitolare, archivi viterbesi e romani, consultati durante i lunghi soggiorni a Roma), ma soprattutto fa scendere in campo la sua esperienza diretta: narra ciò che ha visto e sentito. Quando, invece, lui non è protagonista diretto, riporta l’esperienza vissuta da suo padre ser Antonio (già segretario comunale), da suo nonno ser Francesco (notaio) e dai numerosi amici e conoscenti che cita abbondantemente.
Come ho riferito, l’opera è stata pubblicata da Giovambattista Sposetti Corteselli, a cura della Pro Loco di Tuscania, ma chi desideri leggere dal vivo i manoscritti, ne esistono tre copie: la prima è conservata presso la Biblioteca Hertziana di Roma, sotto la collocazione: FRANCESCO GIANNOTTI, Storia di Tuscania, I, 32°; le altre due copie si trovano presso l’Archivio Capitolare di Tuscania.
IL PRIMO SETTECENTO
Nel Seicento Tuscanese non ci sono particolari figure di eruditi da segnalare, Per trovare qualche personaggio bisogna giungere ai primi del Settecento, dove appare, ma subito scompare, la figura del canonico Gianquirino Rusci († 5 aprile 1785), interessato a ricostruire la storia della diocesi tuscanese (con particolare riguardo alla cronotassi dei vescovi). Il Rusci, però, non riesce a concludere il lavoro, limitandosi a lasciare soltanto decine di pagine, conservate nell’Archivio Capitolare.
SEBASTIANO DINI
Sebastianio Dini nacque ad Ischia di Castro e ricoprì per molti anni l’ufficio di segretario comunale di Tuscania per molti anni. Continuamente a contatto con l’Archivio Storico locale, fu attratto particolarmente dalle vicende storiche locali, in particolare della storia antica. Ebbe duraturi contatti epistolari con Ludovico Antonio Muratori. Nell’Archivio Capitolare si trovano numerosi suoi appunti su argomenti diversi, ancora tutti da studiare, ma, in ultima analisi, non riuscì a tradurre nemmeno in una sola opera la gran messe di notizie che certamente conosceva. Fu confermato più volte segretario comunale . morì il 4 agosto 1746 e fu sepolto nella cattedrale di S. Giacomo.
L’ABATE ANTONIO BARBACCI
Nutrita di un forte interesse per la storia (e per il suo lavoro), appare invece la figura dell’arciprete Antonio Barbacci.
Nacque a Tuscania il 24 marzo 1642 da due ricche famiglie. Il padre, Giusto Barbacci, proveniva da Barbarano. Benedetta, la madre, era la figlia di Fabrizio Pocci. Sia Giusto che Fabrizio appartenevano a due famiglie iscritte alla nobiltà locale, il “Patriziato Tuscanese”. Intrapresa la carriera ecclesiastica, Antonio Barbacci si laureò in teologia ed in utroque iure, quindi venne insignito del titolo di protonotario apostolico. Nel 1693 i canonici del capitolo della Cattedrale di S. Giacomo in Tuscania lo nominarono arciprete, poi primicerio (1708). Infine il vescovo diocesano (Amministratore Apostolico), card. Michelangelo Conti (poi papa Innocenzo XIII), lo scelse (1713) come vicario generale della diocesi. Nella visita pastorale del 1704, effettuata dal vescovo, card. Andrea Santacroce, il Barbacci fu incaricato di scrivere la consueta “relazione”, alla quale dette il titolo di "Relatione dello stato antico e moderno della città e chiesa di Toscanella". Tale opera superò il valore delle normali relazioni compilate dai sacerdoti in occasione di una Sacra Visita, perché l’autore vi profuse tutte le sue notevoli conoscenze giuridiche e storiche, arricchendola anche con una vastissima serie di documenti integrali, tanto da costituire una vera e propria miniera di notizie per la storia locale, tanto da essere tuttora consultata dagli studiosi e ampiamente citata in diverse pubblicazioni. La copia che si conserva presso l’Archivio Capitolare è quella che lo stesso Barbacci predispose per le stampe e corredò di un utilissimo indice analitico; egli, però, non riuscì a darla alle stampe, ma speriamo che ci riesca ora l’équipe che ci sta lavorando, come diremo tra breve.. Il primicerio Barbacci morì il 27 maggio 1735 e fu sepolto nella cattedrale di Tuscania, nel sepolcro dei canonici.
MONS. FRANCESCO ANTONIO TURRIOZZI
Più tarda è la storia di Tuscania (Memorie Istoriche della città Tuscania, che ora volgarmete dicesi Toscanella), scritta nel. 1778 da Francesco Antonio Turiozzi (1743-1822). La data stessa indica che ci troviamo in pieno illuminismo, e i caratteri principali di questa opera sono l’acutezza e la critica. Ciò ci farebbe supporre una storia veramente valida. Peccato che il Turriozzi si sia preoccupato di riportare alla luce soltanto alcuni aspetti storici di Tuscania ed in particolare quelli di natura ecclesiastica, trascurando i problemi di natura amministrativa ed economica. Leggendo il testo del Turriozzi, non ci si deve aspettare una storia in ordine cronologico, come piacevole lettura, ma solo tesi di carattere particolare che tendono ad esaltare l’importanza della sede vescovile di Tuscania e la sua passata grandezza. Un lettore poco esperto su tali argomenti fatica ad estrarre dalla lettura una sintesi storica soddisfacente.
L’autore si preoccupa di ridare a Tuscania quel prestigio e quell’importanza che nel corso dei secoli le era stata tolta da Viterbo. Per questo egli si immerge nella ricerca e nella critica delle fonti, che fino ad allora erano state trascurate o male interpretate. Sulla scia dell’Arcadia, la famosa Accademia Letteraria, nel Settecento sorse a Tuscania ad opera del Turriozzi l’Accademia de’ Volenterosi, che poco dopo mutò il nome in Accademia degli Aborigeni: ebbe scarso successo, perché la sua attività si limitò soltanto alla pubblicazione di alcuni componimenti poetici e di qualche opera teatrale.
VINCENZO E SECONDIANO CAMPANARI
Nell’attenzione per la ricerca storica lo seguirono due personaggi. Vincenzo (1772-1840) e Secondiano Campanari (1805-1855), padre e figlio. La loro attività fu assorbita soprattutto nel campo dell’Archeologia, con una cura particolare verso la nascente Etruscologia, studiata direttamente negli scavi sistematici da loro diretti nelle necropoli di Vulci e Tuscania. Numerosissimi sono i loro studi in proposito . Secondiano, in seguito, nei momenti liberi dall’attività forense, indirizzò definitivamente il suo interesse verso la storia locale, lasciando ai posteri il suo noto volume “Tuscania e i suoi monumenti”, ma morì nel 1855 senza poterlo dare alle stampe. Supplirono i famigliari, che lo pubblicarono l’anno successivo per i tipi della Tipografia del seminario di Montefiascone.
TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
Fino alla prima metà del Novecento, la cultura tuscanese ha visto come protagonisti soltanto pochi intellettuali, che tuttavia hanno lasciato, chi più chi meno, una traccia del loro operato, don Giuseppe Di Lorenzo (1823-1892), don Alessandro Aureli (1870-1948), con due interessanti guide turistiche , ed altri minori, soprattutto nel settore della poesia, come don Teodosio Laurenti . Nel primo Novecento ha lasciato una traccia significativa il segretario comunale Giuseppe Cerasa (1862-1944), con il suo noto volume sugli usi civici, edito nel 1911. .
DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE
I periodici tuscanesi
L’esplosione di un certo impegno culturale, invece, si verificò al termine del Secondo Dopoguerra. Da questo momento l’interesse per la cultura locale divenne intenso e coinvolge un numero sempre maggiore di giovani, che agivano spesso isolatamente per esprimere la realtà locale mediante la poesia. Basti citare i “poeti a braccio”, poi Omero Quarantotti, poi Massimo Lippi, in anni più recenti Don Leopardo Venturini, don Giovanni Musolino, un sacerdote calabrese, vissuto a lungo in Germania, giunto a Tuscania nell’età della pensione. Tra altre attività culturali, scrisse una raccolta di poesie dedicate ai Tuscanesi, alle piazze di Tuscania, alle sue chiese, alle sue torri, agli angoli caratteristici del centro storico, alle albe ed ai tramonti del bel cielo di Maremma ; il pittore Giuseppe Cesetti (ha composto anche poesie) e, recentemente, Annalisa Eutizi. Ma seguire questo filone nei dettagli farebbe assumere al discorso proporzioni temporali incontrollabili. Pertanto mi limito agli studiosi di Storia e di Arte, con un breve cenno preliminare per coloro che, soprattutto giovani, fecero sentire la loro voce in alcuni periodici locali.
I più anziani ricordano i giornali locali nati negli anni Cinquanta, come “’L Somaro” o “Le Sette Cannelle”?
Nei decenni successivi a questi periodici fecero poi séguito, soprattutto dopo il Terremoto, “Città Nostra”, “Tuscania” e “La Terrazza su Tuscania”, “Stradanova – notizie di Tuscania terremotata”, “Il Rivellino”, “Entropia”, “Oltre il giardino – mensile dell’ARCI-Tuscania”, “La Torre – quindicinale indipendente di vita tuscanese”, “Senza Filtro – mensile di politica, economia, cultura e attualità tuscanesi”, “Notiziario del Movimento per Tuscania”, “Università Popolare della Tuscia”, oltre a diversi numeri unici, fino all’attuale “Omnia - Tuscania”, il più duraturo, avendo ormai raggiunto il sedicesimo anno di vita per la tenace iniziativa del direttore responsabile Giancarlo Guerra.
Furono notevoli anche i contributi nel campo dell’Etruscologia, da parte di studiosi insigni, per i quali sarebbe necessario un più vasto approfondimento in una specifica sede: cito i nomi del Prof. Giovanni Colonna, del Prof. Mario Moretti, della Dott.ssa Anna Maria Moretti, della Dott.ssa Laura Ricciardi, della Prof.ssa Donatella Gentili, del Prof. Alessandro Morandi, del Prof. Paolo Emilio Bagnoli.
Un cenno a parte meritano, comunque, le Associazioni Culturali, nelle cui sedi tanti Tuscanesi si sono confrontati, e si confrontano ancora, discutendo sui diversi problemi, per la soluzione dei quali sarebbe necessario il coinvolgimento e l’unione di tutte le forze locali per approfondirne anzitutto la conoscenza, in modo da tentare poi l’attuazione dei diversi progetti che scaturiscono da tali discussioni.
Nasce la Pro Loco
L’Associazione che nacque per prima, la madre di tutte le associazioni, fu la “Pro Loco”, inaugurata nella primavera del 1959, per iniziativa di Astilio Scriboni e Leonida Santi.
Accanto alla “Pro Loco” sorsero quasi contemporaneamente altre Associazioni: ne cito una per tutte, la locale sezione di “Italia Nostra” che coinvolse numerose persone nel dibattito culturale locale.
Le tesi di laurea degli Sessanta-Settanta
Parallelamente incominciarono a fiorire diversi contributi di carattere storico-artistico e videro la luce anche diverse tesi di laurea elaborate da studenti tuscanesi, come quella sulle origini del Cristianesimo a Tuscania e le origini della diocesi, di Maurizio Nardi ; quella sulle tradizioni popolari, di Silviera Cecilioni ; quella di carattere geografico, con speciale riguardo alla demografia ed all’agricoltura, di Claretta Pieri ; quella sulle fondazioni monastiche di Tuscania e l’Abbazia di Farfa, di Giuliana Tombini ; quella sul Duecento a Tuscania, da me compilata ; quella sugli Statuti Comunali, di Roberto Paoletti ;quella sul Trecento a Tuscania, di Anna Alberta Santi . La tesi di Silviera Cecilioni venne pubblicata nel 1988, per aver sottratto all’oblio molti aspetti di vita paesana relativi al primo Novecento, che lentamente, ma inesorabilmente, sarebbero andati perduti.
Quanto alla produzione di veri e propri accademici di un certo spessore che hanno redatto opere dedicate a Tuscania, si devono fare i nomi di Josè Ruysschaert , Joselita Raspi Serra , Stefania Quilici Gigli , Anthony Luttrel , e, qualche anno più tardi, i nomi di David Andrews , Gräme Barker e Tom Ramussen .
IL TERREMOTO DEL 6 FEBBRAIO 1971 DISPLUVIO TRA DUE EPOCHE
Purtroppo il terremoto del 6 febbraio 1971 provocò la fine della Pro Loco nonché dei nascenti interessi spiccatamente culturali. Tutte le energie furono indirizzate verso l’opera di ricostruzione, necessaria e quanto mai impellente, che galvanizzò tutti in continui dibattiti, proteste per la lentezza dei lavori e per le priorità, che trovavano spesso in disaccordo cittadini e autorità centrale. Quasi trenta anni dopo, alle soglie del 2000, in un magnifico volume ci ha lasciato il ricordo di questo periodo Otello Testaguzza, che, nelle vesti di Ingegnere Capo del Genio Civile, da protagonista ha diretto per molti anni i lavori con altissima perizia, ma soprattutto con passione e con incessante dedizione per portare a termine la ricostruzione: se Tuscania è risorta perfettamente dalla rovine del sisma, deve essere molto riconoscente a quest’Uomo .
Quando ormai i problemi inerenti alla ricostruzione si avviarono lentamente verso la sospirata soluzione, si avvertì una ripresa vigorosa e tenace nel campo delle attività culturali. Per iniziativa di privati cittadini cominciò a nascere qualche Associazione. Tra queste emerse subito la sezione dell’Archeoclub. L’Archeoclub nacque il 6 maggio 1984. Si occupava di attività semplici, come conferenze ed incontri vari, legati istituzionalmente al campo dell’archeologia. Ma, durate l’ordinaria ripulitura della necropoli di Pian di Mola, i soci dell’Archeoclub fecero una scoperta eccezionale: un “Tomba a casa con portico tetrastilo”, che venne poi riportata completamente alla luce e restaurata ad opera della Soprintendenza dell’Etruria Meridionale: questa tomba oggi costituisce una delle maggiori attrattive turistiche.
Ci furono in quegli anni anche singoli studiosi che si dedicarono a Tuscania. Tralascio quelli, e sono diversi, che hanno incentrato il loro impegno negli aspetti scientifici relativi al sisma che colpì Tuscania. Accenno, però, a Giampiero Fusco che realizzò un interessante studio di carattere architettonico sul Terziere del Castelli . Poco dopo (1972), Luigi Pierdomenico pubblicava un pregevole lavoro in cui ricostruiva la vita tuscanese del Quattrocento, narrando le vicende storiche ed inserendovi i personaggi più salienti dell’epoca, con un’analisi dettagliata sul funzionamento delle corporazioni artigiane .
GLI ATTUALI CULTORI DI STORIA LOCALE PROGETTI PER IL FUTURO
Nell’ultimo trentennio hanno poi continuato a fiorire numerose Associazioni, oltre trenta, non tutte di carattere culturale, in quanto molte operano nel campo sociale. Alcuni sostengono che sono eccessive per una cittadina di modeste dimensioni, perché in questo modo le energie umane finiscono per dissolversi. Anch’io sono di questo parere. Qualcuno, però, si ostina a credere che l’emulazione tra Associazioni può produrre più frutti, come è avvenuto nel campo artistico per i numerosi Stati del Rinascimento italiano, con i meravigliosi risultati che tutti conosciamo. Mi limito a ricordarne soltanto alcune.
a) l’Associazione di Studi Vincenzo Campanari.
Anzitutto l’Associazione di Studi Vincenzo Campanari, che opera di concerto con l’Amministrazione comunale.
Pubblica periodicamente i Quaderni con i contributi dei vari studiosi. Senza scendere in dettagli, ricordo (nel II Quaderno del 2004) l’inventario del “Fondo Campanari nella Biblioteca Comunale di Tuscania”, cioè i pregevoli quattro faldoni che raccolgono i documenti ottocenteschi della famiglia Campanari.
Tra i progetti culturali dell’Associazione per l’immediato futuro, segnalo il progetto di organizzare a Tuscania il Convegno Internazionale di Studi Etruschi. La proposta è portata avanti con impegno dai membri del comitato scientifico dell’Associazione, la Prof.ssa Donatella Gentili, il dott. Maurizio Sannibale, il Prof. Giovanni Colonna, il dott. Francesco Buranelli, il Prof. Stephan Steingräber, il dott. Filippo Delpino ed altri. Si è già ottenuto il parere favorevole del Presidente Nazionale di Studi Etruschi, il Prof. Giovannagelo Camporeale: la condizione per la realizzazione del progetto è che l’Associazione riesca a reperire i finanziamenti, abbastanza onerosi.
b) L'associazione culturale Centro Studi L'Unicorno
È nata per iniziativa di Enzo Valentini nel dicembre 2010, con lo scopo di promuovere lo studio e la conoscenza della Tuscia, con particolare riferimento a Tuscania.
In questo periodo di attività il Centro Studi ha organizzato tre convegni sulla storia di Tuscania, due dei quali in collaborazione con Archeotuscia Onlus di Viterbo, con cui ha anche realizzato due stagioni di conferenze estive.
Il Centro Studi è in stretto contatto con la libreria medievistica L'Unicorno e con le Edizioni Penne & Papiri, entrambi di Tuscania.
La prima ha dato la disponibilità dei suoi locali per lo svolgimento di piccole conferenze, presentazioni, di libri, proiezioni fotografiche; la seconda, invece, fornisce il suo supporto tecnico per la pubblicazione di libri su Tuscania ed il territorio circostante.
Da questa sinergia è nata una collana editoriale, dal nome "Tuscania Historica", ad oggi composta da quattro titoli:
- AA. vv., Dalle necropoli alle cattedrali. Atti del I convegno sulla storia di Tuscania;
- AA. vv., Da Salumbrona a Tuscania. Atti del II convegno sulla storia di Tuscania,
- Patrizia Chiatti, La biografia del condottiero Angelo Tartaglia (ca 1370-1421),
- Luigi Tei, Briganti e Carabinieri a Tuscania nella metà dell'Ottocento.
Attualmente sono in corso di pubblicazione:
- "Tuscania, patrimonio d'arte". Atti del convegno "Tuscania Historica 2012",
- "San Giacomo, duomo di Tuscania", di Stefano Brachetti.
Fuori collana è stato pubblicato anche "Terre e castelli, fra Corneto, Tuscania e Viterbo", di Marco Scataglini.
Alcuni progetti, sia per la realizzazione di incontri culturali che per interventi sul patrimonio artistico della città, sono in fase di sviluppo.
Il Centro Studi si è dotato inoltre di un profilo sul social network Facebook e di un blog per far conoscere tutte le attività culturali che riguardano Tuscania e la Tuscia.
Tra i collaboratori del “Centro Studi L’Unicorno”, abbiamo Luigi Tei, che si occupa di avvenimenti relativi alle due Guerre del Novecento ed alla storia del Brigantaggio, ma cura anche aspetti storici di Tuscania con articoli pubblicati sul noto periodico piansanese: “La Loggetta”.
Particolare attenzione, poi, merita Stefano Brachetti, che conduce ricerche di archivio relative alla Storia dell’Arte e dell’Architettura, con particolare riguardo all’area viterbese. Si è laureato nel 2003 con la tesi: La chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo: ultima Cattedrale di Tuscania (Università degli studi di Roma "La Sapienza", Facoltà di Architettura "Ludovico Quadroni").
Egli talvolta ama il “racconto semplificato”, consistente i brevi articoli che pubblica principalmente su “Omnia@Tuscania” e su “La Loggetta”: si tratta di comunicazioni estremamente sintetiche di lavori complessi, sviluppati in altra sede (convegni, saggi, etc.) o si tratta di tracce e appunti che potrebbero aprirsi a studi importanti, ma che per ora egli non può affrontare.
Inoltre, Stefano Brachetti affianca altri studiosi, il confronto con i quali sta portando alla nascita di studi potenzialmente interessanti. È il caso di tre ragazzi che hanno affrontato uno studio sulla chiesa della Madonna dell’Olivo. Studio che lui stesso avrebbe desiderato fare e che presto verrà pubblicato tanto negli atti di un convegno, quanto, in forma più estesa, in una monografia. Fornisco in nota un resoconto di molte della sue pubblicazioni .
Quanto ai progetti futuri, egli spera di poter realizzare quanto prima:
- La chiesa di San Giacomo. Studio storico critico sull’evoluzione architettonica dell’ultima cattedrale di Tuscania.
- La Relazione di Antonio Barbacci. Edizione critica di una delle principali fonti della storia di Tuscania (si dovrebbe costituire un’équipe a riguardo, per ora si sta procedendo alla trascrizione).
- Una storia breve di Tuscania, ed una guida completa (lavori commissionati, ma in alto mare).
- Uno studio dell’evoluzione urbana del Terziere di Poggio Fiorentino (già improntato).
- Progetto di musealizzazione del Colle di San Pietro, tramite l’apporto finanziario di sponsor.
- Progetto di istituzione di un Museo Civico-Diocesano.
- Restauro della quattrocentesca cancellata in S. Lorenzo tramite sottoscrizione pubblica e sponsor (già iniziate le pratiche).
- Riscontro dell’entità del patrimonio storico-artistico della città tramite confronto dei dati provenienti dagli archivi della Soprintendenza.
Sarebbe opportuno sperimentare a Tuscania, ma poi allargarlo altrove, un progetto di catalogazione scientifica ed approfondita dei beni architettonici.
Sempre con la collaborazione delle Università, indirizzare un gruppo di tesi di italianistica, topografia storica, archeologia, etc. allo studio della toponomastica storica della Tuscia, prima che venga perduta per sempre la ricca messe di indicazioni storiche che da essa si può ricavare.
Per la valorizzazione e la fruizione dei beni storico-artistici dei centri minori, bisognerebbe creare una rete informativa unica (con un sito internet, ad esempio) che mettesse in relazione i gestori delle varie realtà locali. In parallelo, una rete amministrativa degli stessi che ne facesse un insieme organico.
c) L’associazione culturale ViviTuscania
L'associazione culturale ViviTuscania è nata nel 2011 per volere di un nucleo di amici, spinti dal desiderio di valorizzare Tuscania ed il suo territorio nei molteplici aspetti culturali, ma, al tempo stesso, di difendere il suo patrimonio storico- artistico e di proteggere le sue risorse ambientali.
Non possiamo soffermarci nei dettagli, ma la vita dell’associazione vede oggi ampi consensi con larga partecipazione e sostegno della popolazione. Sono già state realizzate numerose iniziative, tanto che ViviTuscania è stimata come una tra le realtà più attive della cittadina. Periodicamente vengono presentati nuovi libri di memorialistica contemporanea, come:
- Tuscania 1971-2011. Per non dimenticare (Volume edito in occasione dei 40 anni dal terremoto che colpì Tuscania. Il libro raccoglie immagini fotografiche e documenti inediti della terribile tragedia che segnò una svolta epocale per la città)
- Memorie Fotografiche voll. I-III ( I tre volumi raccolgono le cartoline storiche della collezione privata Quarantotti. L'iniziativa editoriale è stata realizzata in collaborazione con la parrocchia del centro storico di Tuscania e le offerte raccolte sono state destinate ad opere di restauro di alcune chiese tuscanesi).
Interessanti sono anche gli incontri letterari di ViviTuscania, “Pomeriggio con l’autore”: una serie di incontri settimanali, guidati da un esperto, alla scoperta dei classici della nostra letteratura, Dante e Boccaccio in particolare.
In futuro, oltre a numerose iniziative, l’Associazione ViviTuscania vuole dedicare le proprie energie alle seguenti iniziative:
- Recupero e Restauro conservativo delle lunette di notevole pregio artistico, localizzate sulle facciate delle chiese di San Marco e San Silvestro.
- Raccogliere le testimonianze orali sul terremoto di Tuscania, in modo da conservare il prezioso ricordo di chi quella sera ha vissuto la tragedia.
- realizzare il Museo della Civiltà Contadina
- Collaborare con la soprintendenza per creare il Museo della ceramica medioevale di Tuscania
- realizzare il Museo di Arte Sacra della ex-diocesi di Tuscania di concerto con quanto sta prospettando Stefano Brachetti.
d) Altre attività: la banda musicale.
Tra le altre attività, che non si occupano di Storia ed Arte, va ricordata in particolare l’attività musicale. Accenno appena ai vari “maestri di cappella” (tra i quali spicca la figura del maestro e compositore Salvatore Sacchi da Cerignola, maestro di Cappella nel primo Seicento; quindi rilevo che, fin dall’Ottocento, Tuscania ha avuto una banda comunale di tutto rispetto. Si esibiva in concerti settimanali all’aperto, affollatissimi, per tutta la buona stagione dell’anno. Nel primo Novecento la banda fu diretta per molti anni dal maestro Francesco Gori, quindi da Raffaele Eusepi. Dopo un periodo di decadenza, è risorta per la volontà del pittore Giuseppe Cesetti. Oggi la banda musicale ha ripreso nuovo vigore grazie a Marina Gavelli, che la dirige con grande competenza e passione. Marina Gavelli dirige anche la corale del Duomo di Tuscania.
e) Le tesi di laurea dell’ultimo quindicennio
Ci sono poi altri che hanno dimostrato interesse per Tuscania, soprattutto al momento della tesi di laurea, come Giuseppe Tiberi con la realizzazione dell’inventario dell’Archivio Capitolare e vescovile , dell’Archivio Giudiziario del Governatore da parte di Daniele Costantini e dell’Archivio della Collegiata di S. Maria Maggiore, di Natalia Falaschi, che ha poi proseguito la ricerca con un altro interessante studio . Vanno, poi, ricordate la tesi sulla cappella dei Santi Martiri, di Federica Lentini ; la tesi sui libri del Cinquecento della biblioteca del seminario di Tuscania, di Maria Ilaria Boninsegna ; la tesi sulla visita economia del 1761, di Claudia Piergiovanni ; la visita sulle confraternite nell’età moderna, di Silvia Brizi ; le due tesi di demografia tra Settecento e Ottocento ad opera di Laura Morzetti e Valeria Farrocchi ; la tesi sull’attività del Capitolo della Cattedrale nel Settecento, di Claudia Leonardi ; quella sulla chiesa di S. Paolo, di Elisa Valentini ; quella sulla chiesa di S. Agostino, di Michela Vincenti ; e, infine, quella su uno studio preliminare delle visite pastorali, di Francesca Romana Cardarelli .
f) Singoli studiosi
Alcuni autori non sono particolarmente legati ad Associazioni varie, ma si dedicano ugualmente alla salvaguardia della patrimonio culturale tuscanese.
Tra questi emerge la figura di Fulvio Ricci. È a tutti nota la sua attività di storico dell’Arte, il cui orizzonte comprende l’intera Tuscia, anzi spesso valica i suoi confini.
Per quel che riguarda il nostro discorso, egli mostra anche un notevole interesse anche per Tuscania, dove ha trascorso la sua adolescenza: basta scorrere un po’ della sua bibliografia, per avere un’idea della parte che Tuscania occupa nei suoi lavori .
Attualmente è impegnato in una ricerca sulla pittura viterbese dal Cinquecento al Settecento che include anche diverse opere tuscanesi:
- tre pale della chiesa di S. Maria della Rosa (Madonna del Rosario, Martirio di s. Lucia, La anime purganti);
- l’affresco della chiesa di S. Giovanni nella cappella degli Eugubini (Madonna in trono col Bambino);
- le tele provenienti dalla chiesa di S. Agostino.
In particolare, però, il progetto a medio termine che gli premerebbe di poter portare a termine è uno studio della decorazione pittorica e scultorea della chiesa di S. Pietro.
Fuori dell’ambiente accademico, Chiara Cesetti si è dedicata allo studio della società tuscanese del Novecento. Ha esordito con la biografia del noto pittore Giuseppe Cesetti , quindi ha compiuto un’indagine sulla vita locale durante gli anni del Fascismo e della Guerra, con le interviste ai reduci e ai cittadini, che vissero in quei tristi momenti . Ha poi lavorato assiduamente sugli appunti appena abbozzati di Ugo Palombella (1923-2010), un agricoltore che ha annotato la sua esperienza di vita contadina (“pensieri appuntati nel linguaggio spontaneo di chi non ha usato la penna per vivere”) a partire da quando aveva l’età di 10 anni fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ebbene, con molta pazienza, Chiara Cesetti li ha ordinati e pubblicati . In questi mesi ha recuperato, grazie all’apporto di un’anziana signora, molte ricette della cucina tuscanese, risalenti alla fine dell’Ottocento, e le ha raccolte in un volume, attualmente in corso di stampa. Per il futuro si propone di organizzare una mostra fotografica, con catalogo descrittivo, relativa alle due Guerre del Novecento, in seno all’Associazione di Studi Vincenzo Campanari.
g) Il mio contributo
Per quanto riguarda la mia attività, devo riconoscere che mi sono dedicato più ad altri centri che a Tuscania. Ho studiato i documenti medievali di Orte (pergamene e riformanze ), un frammento di Statuti di Gradoli . Mi sono interessato agli statuti comunali di Blera, insieme a Domenico Mantovani . Ho collaborato a ricostruire la storia di Montalto di Castro, con una notevole produzione di documenti dal Trecento al Seicento quasi tutti inediti.
Quanto a Tuscania, al di là di alcuni contributi in periodici o in convegni di studi, mi sono occupato particolarmente di pubblicare alcuni statuti delle arti, come quelli degli Ortolani e dei Muratori e Scalpellini ; quindi ho pubblicato nel 1998 le pergamene del Capitolo della Cattedrale e nel 2003 la storia dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali a Tuscania .
Attualmente sto lavorando alla pubblicazione delle pergamene del Fondo Diplomatico del Comune di Tuscania relative al XIII secolo. Seguiranno, poi, un secondo volume con le pergamene del XIV secolo, infine un terzo con le pergamene del XV e dei secoli seguenti.
Non si pensi che le pergamene di Tuscania siano numerosissime. Ho seguito questa strada perché accanto ai 73 documenti del Duecento (non sono poi molti) ho inserito anche i regesti di moltissimi altri documenti provenienti dagli archivi dei centri circostanti con qualche documento addirittura inedito (Viterbo, Orvieto e Corneto). Per fornire un’idea del mio lavoro, ho compilato i regesti dei documenti dell’Abbazia di S. Salvatore sul Monte Amiata, relative alla zona di Tuscania, a partire dalla prima metà dell’VIII secolo fino alla fine del XII secolo, pubblicati da Wilhelm Kurze: 44 in tutto . Continuando la ricerca nel Fondo Amiatino, ho trovato altri 29 documenti del XIII secolo, che ho unito a quelli di Tuscania . Numerosi sono anche i documenti pontifici estratti soprattutto dai registri editi dall’École Française; ne ho trovati alcuni nel regesto di Farfa, e così via.
Trattare argomenti di storia può essere piacevole ed appagante, ma non si può scrivere studiando ed interpretando sempre gli stessi documenti. Oltre a chi scrive su argomenti di storia, c’è bisogno anche di chi porti alla luce il maggior numero di documenti possibile, per renderli disponibili a favore di chi intenda lavorarvi sopra. Ad esempio, dopo che io ho pubblicato le pergamene dell’Archivio capitolare di Tuscania, Alfio Cortonesi le ha studiate ed ha potuto realizzare un interessante studio, pubblicato nel volume in ricordo di Attilio Carosi .
Capisco che ci vuole personale specializzato per leggere e regestare documenti d’Archivio, ma non vedo altra strada.
Mi sono pienamente convinto di ciò, quando iniziai a compilare i regesti delle pergamene e delle riformanze ortane, e me ne sono convinto ancor più quando ho collaborato alla realizzazione dei due volumi relativi alla storia di Montalto di Castro .
Per il periodo che avrei dovuto trattare, 1500-1650, nell’archivio montaltese ho potuto utilizzare soltanto un registro di riformanze assai lacunoso comprendente il decennio 1584-1594. All’archivio di Stato di Viterbo, ho trovato soltanto un paio di protocolli notarili del Seicento (nulla relativo al Cinquecento!), il cui notaio ha girovagato per diversi paesi del Ducato di Castro Tuscia, con pochi atti rogati a Montalto. Ho trovato invece moltissimi documenti riguardanti Montalto esaminando circa duecento protocolli di diversi centri della Tuscia, in molti dei quali ho trovato quello che non avrei mai supposto a priori: diversi atti rogati a Montalto. Tanto per citare un esempio, in tre protocolli notarili di un notaio di Montefiascone ne ho trovati quasi un centinaio!
Concludo augurandomi che gli studiosi, accademici e non, prendano in esame i fondi degli Archivi notarili della nostra provincia,e non solo, perché Orvieto, Civitavecchia ed una parte del Grossetano possono fornire un contributo notevole.
Purtroppo per realizzare inventari e regesti brevi dei numerosissimi protocolli richiede un lungo periodo di tempo, un supporto economico non indifferente: ma, se ciò si potesse realizzare, tra qualche decennio ci sarebbe la possibilità per gli studiosi della nostra provincia di scrivere una storia sociale ed economica meglio definita, certamente più vera di quella che oggi conosciamo.
GIUSEPPE GIONTELLA