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Nove Diocesi di Lazio, Toscana e Umbria a confronto sui problemi delle biblioteche e degli archivi ecclesiastici.
Il 5 settembre scorso si è svolto a Viterbo, nella sede del Centro di documentazione a Palazzo dei Papi, un Convegno che ha visto riuniti responsabili di archivi e di biblioteche di diocesi, seminari, case religiose per un’analisi dei problemi comuni e per uno scambio di esperienze. A far gli onori di casa Luciano Osbat ed Elisa Angelone per la Diocesi di Viterbo. Il Vescovo Mons. Lino Fumagalli, in un intervallo dei lavori, è venuto a salutare i convegnisti molti dei quali egli già conosceva personalmente. Erano presenti rappresentanti delle Diocesi di Civitacastellana, Sabina-Poggio Mirteto, Porto-Santa Rufina, Grosseto, Pitigliano-Sovana-Orbetello, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Orvieto-Todi. Terni-Narni-Amelia. Hanno accolto l’invito ma non sono stati presenti le Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia e di Rieti. All’incontro erano state invitate anche le Diocesi di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino e Perugia-Città della Pieve.
E’ stato fatto il punto sul lavoro di inventariazione degli archivi e sulla situazione delle biblioteche ecclesiastiche nelle diocesi citate che ha consentito di sottolineare come, negli ultimi anni, sia stata avviata una importante azione di ordinamento di quei patrimoni di documentazione e di apertura al pubblico (almeno per alcuni giorni la settimana) di archivi e di biblioteche grazie ai finanziamenti dell’Ufficio beni culturali della CEI e di integrazioni provenienti dalle singole Diocesi. Si tratta di una svolta nella storia di questi istituti di conservazione e di valorizzazione del patrimonio documentario rispetto al passato quando gli archivi e le biblioteche erano normalmente chiuse al pubblico e la documentazione era comunque di difficile consultazione a causa della mancanza di inventari e di cataloghi. Due i problemi comuni che sono stati evidenziati: il primo è la difficoltà a formare personale che, con le opportune conoscenze storico-istituzionali ed informatiche, sappia operare per inventariare e catalogare; il secondo è la situazione di svantaggio nella quale si trovano le Diocesi che – dal 1986 – sono state unificate o ricostituite.
La formazione di archivisti e bibliotecari si è notato come oggi sia divenuta più difficile dopo la chiusura di corsi universitari dedicati (vedi Università della Tuscia) e, in genere, delle discipline dell’area archivistica e biblioteconomica in molte Università per il mancato turn-over dei docenti andati in pensione. In questo settore quindi stanno diventando sempre più importanti i corsi di formazione che sono organizzati dall’Ufficio beni culturali della CEI sui programmi informatici da adoperare negli archivi e nelle biblioteche e i corsi organizzati dalle associazioni dei bibliotecari e degli archivisti. A questo proposito ai partecipanti al Convegno sono state date indicazioni sui prossimi corsi brevi di formazione che sono organizzati dall’Associazione archivisti ecclesiastici, dall’Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani, dall’Associazione italiana biblioteche e dall’Associazione nazionale archivistica italiana ed è stata ventilata la possibilità di organizzare insieme, su singole questioni, giornate di formazione ad uso dei collaboratori dei nostri archivi e biblioteche.
Sul secondo problema è stato rilevato dai presenti come il necessario processo di concentrazione delle piccole diocesi (che si è realizzato nel 1986 in Italia centrale e meridionale) abbia creato delle profonde ed inaccettabili diseguaglianze a proposito della possibilità di fare ricorso ai finanziamenti della CEI per archivi, biblioteche e musei. Ritornando alla situazione del 1986, le Diocesi presenti a Viterbo (9) avrebbero potuto presentare 19 domande per i relativi archivi, biblioteche e musei diocesani mentre ora possono presentare solo 9 domande ma gli archivi, le biblioteche e i musei sono sempre rimasti 19 perché, salvo rarissime eccezioni, tutti gli archivi e tutte le biblioteche sono rimaste esattamente dove si trovavano alla vigilia dei provvedimenti del 1986. Di qui il mandato ai promotori del Convegno a presentare agli Uffici della CEI un fermo Ordine del giorno che richiami la situazione di sperequazione che si è venuta a creare, tutta a svantaggio di quelle nuove diocesi che vogliono intervenire per salvaguardare e mettere a disposizione i loro patrimoni di documentazione archivistica e biblioteconomica, e che chieda interventi che risolvano gli inconvenienti che si sono venuti a creare a margine del provvedimento del 1986.
Il Convegno avrà una appendice negli atti che saranno presto raccolti e pubblicati, prima on line e poi si spera anche in cartaceo, con le relazioni che sono state presentate per l’occasione.